20/08/13

Una storia tanto per


di Cristina Taliento 


Questa è una storia tanto per. Tanto per scrivere. Come gli scemi che non sanno che dire e parlano. Come me che non ho una storia e narro. Questa è una storia e tanto basta, che sia per o, soltanto, così. 
Parla di una ragazza molto corteggiata, molto intelligente, molto di tutto, una fuoriclasse nel suo genere. Lei, un giorno, fa lo zaino e parte e la cosa bella è che non va a girarsi l'Europa come fanno gli altri perchè lei è anche molto creativa. Se ne va in un' isola, per dirla tutta. Già.
Se questa non fosse una storia tanto per, forse la ragazza avrebbe un nome, ma con questo genere di storie, si sa, le parole non stanno mai ferme come si deve al foglio, ma volano e certe volte si staccano, seguono le correnti d'aria generate dal ventilatore. I nomi, poi... pfff, i nomi non vale nemmeno dirli per quanto valgono poco. E quindi... e quindi niente, questa ragazza parte, prende un aereo, il primo che trova, atterra in un posto, un posto che non ha nome, poi da lì prende un autobus e va a finire in un altro posto dello stesso tipo e alla fine sale su un traghetto che dopo, diciamo, tre ore, approda in un' isola. La ragazza si guarda intorno, si mette la mani sui fianchi e dice "eccoci qua", come i vecchi che dicono "eccoci qua" piegando la testa di lato. E il traghettatore dice "oè, ragazzina! Ma non lo vedi che non c'è nessuno su quest'isola?". E la ragazza, giustamente, risponde: "E voi allora perchè non cancellate il viaggio di trasporto passeggeri?". E il traghettatore, se questa non fosse una storia tanto per, di sicuro, avrebbe risposto qualcosa di molto sensato, ma invece se ne esce dicendo: "Mah, così!". Allora, la ragazza schiocca la lingua e si siede su uno scoglio. E sta lì. Finchè non arriva un temporale e lei capisce che deve mettersi al riparo se non vuole bagnarsi i capelli. Ma poi dice dentro di sè: "E che male c'è?". Quindi, piove, piove, piove, il mare si agita, ma lei sta lì, sullo scoglio. Poi arriva un granchio e la ragazza gli sorride perchè lei, tra l'altro, flirta un sacco con tutti, grandi e piccoli, biondi e bruni, aventi endoscheletro, aventi esoscheletro. Si, la ragazza flirta un sacco. 
Nello specifico, al granchio dice: "Ehi tu". 
E il granchio dice: "Aha, quindi è così..."
La ragazza, senza smettere di flirtare, si mette i capelli dietro l'orecchio e dice: "Così come, granchio?
E il granchio, tutto scocciato, fa: "Ovvio, no? Quindi questa è una di quelle storie dove parlano gli animali..."
In realtà, il granchio non lo sa, questa è una storia tanto per, dove i personaggi non vogliono comunicare nessuna emozione, anche se pure il silenzio è comunicativo. Bisogna ricordarselo. 
"Può darsi" sospira la ragazza guardando il mare e come se non bastasse, aggiunge altro indeterminato mistero aggiungendo un enigmatico, doppio esclamato "chi lo sa!!".
A un certo punto, in lontananza arriva di nuovo il traghettatore e la ragazza si chiede se non sia cosa buona andarsene e lasciare il granchio marcire nella sua inospitalità. 
"Senti, granchio!- fa la ragazza alzandosi in piedi- Devo dire che è stato un piacere, ma ora me ne vado!"
"Dove?- chiede il granchio con la classica espressione da schiaffi- A Quel Paese?". Poi si mette a ridacchiare con le chele che si massaggiano gli addominali. 
Se questa qui non fosse stata una storia tanto per, la ragazza si sarebbe fatta valere con un'arguta risposta. 
"A dire il vero...- prova, invece, a controbattere con i pollici intorno alle fasce dello zaino- A dire il vero, la tua battuta non mi fa ridere poiché io... poiché io la strada per il Paese non conosco affatto".
"Ohooo! Ma posso insegnartela io, mia cara!" propone il granchio con fare da gentiluomo. 
"Grazie!- esclama la ragazza con vera riconoscenza- Ve ne sarei davvero molto grata, non ho cartine con me e qualche indicazione mi farebbe molto comodo, grazie granchio! Prenderò appunti!". E si toglie lo zaino dalle spalle, lo apre, prende il taccuino, sfila la penna dall'occhiello e si mette in posizione per scrivere. 
"Oh, guarda! Lì infondo!" dice il granchio indicando con una chela l'Est. 
La ragazza si gira, si mette una mano sopra gli occhi per farsi ombra dai raggi, annuisce sorridendo e si chiede se non sarà troppo impervio il cammino. Si gira verso il granchio per domandare ad alta voce ciò che ha pensato, ma il granchio è sparito. Del granchio, senza ogni dubbio, non c'è traccia. 
"Che scemo di merda" pensa la ragazza capendo lo scherzo. 
Certo, se questa non fosse stata una storia tanto per, lo scherzo avrebbe fatto, senz'altro, ridere.  
Ma, ahimè, è proprio una di quelle storie. 

1 commento:

Tomaso ha detto...

Cara Cristina, lo sai che queste tue storie, non sembrano messe li tanto per dire e fare qualcosa!!!
Ma sembrano storie vere di vita vissuta. Grazie di condividerle.
Tomaso