28/05/12

La metamorfosi idiota (XVII)

di Cristina Taliento

(Ben Olson, Untitled 40)

Qualche volta, all'ora di cena, l'adolescente si sedeva sulle scale di marmo freddo e appoggiava i gomiti sul gradino dietro la schiena e ascoltava i loro discorsi lontani scanditi dai suoni sordi delle posate. Uno stuzzicadenti restava appeso alla bocca morta, la miopia e quelle voci familiari che salivano dalla cucina. Era per lui l'attimo della vita, la realizzazione della preziosa fragilità dell'essere giovane, la disperata calma di un giorno che passa. Pensò ai vecchi quando erano giovani, vestiti di verde con un fucile in mano. Suo nonno beveva l'orzo mentre tutti bevevano il caffè e aveva fatto la guerra in Russia. Raccontava sempre di un proiettile che gli aveva sfiorato l'orecchio."Figlio mio, devi avere più coraggio! Non sai quanto vale davvero la vita se un proiettile che sta per farti saltare in aria la testa, poi non te la fa saltare più da nessuna parte". Se il nonno fosse morto giovane lui non sarebbe nato e sua nonna si sarebbe sposata con un altro e allora al posto suo un nipote diverso si sarebbe seduto sui gradini a pensare a lui, lui, l'adolescente che, a quel punto, neanche esisteva. Pensò a Livia che cantava in inglese le canzoni della radio e si ricordò di quell'ultima volta che l'aveva salutato prima di partire. Vide di nuovo quella mano sospesa che non capiva e lentamente si chiudeva dietro il finestrino. Si accorse che stava piangendo e aveva freddo. Voleva essere più piccolo di qualche anno, con il viso imbrattato di lacrime e la mamma che gli accarezzava i capelli. Oppure essere quel tanto più grande da indurire la mascella e girare con fermezza le chiavi della macchina. Perché era triste? Era triste?
"Perché sei triste?" chiese il fantasma ora accanto a lui.
"Lasciami stare" disse nascondendo gli occhi dietro i polsi.
"Stai sempre a piangere. Ti devo chiamare Quel-povero-sfortunello, ma a che pensi?"
"A niente, vattene. Dai, sul serio, lasciami stare..."
"C'era un bambino ai miei tempi. Nessuno ha mai capito perché piangesse così tanto..." disse mentre gli dava un fazzoletto.
"Ma che me ne importa!" esclamò e si soffiò il naso.
"Si chiamava Agostino ed era magro, magrissimo. All'epoca io ero un gran pallone gonfiato. Giravo in paese con la canottiera bianca e guardavo tutti come per avvertirli che se poco poco avessi voluto li avrei fregati tutti all'istante. E per questo non mi sono mai chiesto che avesse quello da piangere tanto. Però, per farla breve, ad averlo ora sotto mano, ora che, tu sai, ho fatto la guerra, ho figli e nipoti, sono invecchiato e tutto il resto, ora, lo prenderei sulle ginocchia e direi: figlio mio, devi avere più coraggio! Non sai quanto vale davvero la vita se un proiettile che sta per farti saltare in aria la testa, poi non te la fa saltare più da nessuna parte".

21/05/12

In memoria di M. Bassi adolescente (1996-2012)


E ci saranno primavere lucenti
più belle di dipinti fiori
dove alberi aprono la strada
ad alti cancelli dorati e gabbiani
con ali di chiaro velluto volano
nella musica eterna del vento
verso soli di struggente bellezza
per mari calmi e profumi di cielo
mentre orizzonti stellati
lasciano il passo ad altri orizzonti
e nulla mai appassisce, mai muore
nulla offende, nessuno piange,
ma tutto in silenzio vive
nelle sfumature rosate
che vedrai per la prima volta
e nei tramonti lunari
che vorrai vedere sempre,
tra le spighe di costellazioni
ove ricorderai, ti accorgerai
di aver fatto ritorno.

(C.T.)

18/05/12

La metamorfosi idiota (XVI)

di Cristina Taliento

(Tv eyes, Ben Olson)

"Questa mattina mi sono svegliato con una canzoncina in mente, quella che cantavano i partigiani francesi, forse la conosci, ma ieri mattina, ullallà, ieri, dottore, ieri, volevo prendere la rincorsa e lanciarmi fuori dalla finestra" disse l'adolescente e si mangiò il cavallo con l'alfiere.
"Mi scoccia che tu dica ullallà al centro della frase. Dove l'hai sentito, in televisione? " chiese il fantasma.
"Mah-scosse il capo- così, forse, non lo so."
"Ehi! Ehi! Metti giù quel cavallo. Quella mossa non è valida!". Il ragazzo obbedì alzando le spalle.
"Ho visto due metamorfosi oggi" disse mentre spostava con il mignolo la torre in B5.
"Due?- sbadigliò il fantasma- Così poche?"
"Vedevo da giorni questo ragazzino cinese immobile sul marciapiede di fronte. Mi guardava con odio. Ciao, ho detto dall'altra parte della strada. Figurarsi se rispondeva. Ti serve una mano? Niente. Mi sono avvicinato con un sorriso gentilissimo, ma lui era lì, pronto a sbranarmi".
"Le metamorfosi sono sempre anticipate dalla rabbia" mormorò il fantasma premendo il mento sul pugno
"Ho detto: ti va una caramella? Sai, non fanno che regalarmi caramelle perché sono tanto educato eccetera eccetera. Ma quello un attimo dopo ha iniziato una serie di starnuti convulsi. Io lo guidavo verso una strada più deserta. Ecciù ecciù. Mai vista una cosa del genere. In più le mani si allungavano come... come non capiresti e il naso ha preso a sanguinare. Io dicevo: calma, è stato tutto teorizzato nei libri.  Beh non sapevo che fare di preciso e volevo dire non ti preoccupare, tra qualche ora sarai adulto, queste sono le metamorfosi.""Quanti anni aveva?"
"Dodici, tredici. Non di più. Allora, poi, sembrava che si fosse tutto calmato quando all'improvviso si è buttato sull'asfalto con le mani sul cuore"
"Dolori intercostali".
"Proprio così. Lo stavano uccidendo, ma io continuavo a rassicurarlo: le ossa, la crescita..."
"Scacco" disse il fantasma annoiato.
"... e non puoi immaginare come mi guardava male. Sembrava che ad ucciderlo fossi io. Eh no! Eh no! Non sono mica la natura, bello".
"Di nuovo scacco"
"Ho visto". Tamburellò le dita sul tavolo. Poi prese il re e lo gettò contro il muro con un largo gesto.

11/05/12

Volantino delle Magliette Bianche

di Cristina Taliento



Siamo stanchi di capire noi stessi
incannarci di coscienza per studiare l'Es.

Dove andiamo, ragazzi?
Laggiù, accanto a quel pescatore
per vedere come fa;
dipingere la nebbia
tirare sassi ai treni per un'ora
poi andarcene.
Dal telefono escono ti amo,
ma a nessuno di noi importa.


Ci chiediamo se la nostra voce
sia Voce
Se il tempo che viviamo
sia Tempo.

Non ci va più di investigare alla sera
nel sugo freddo dei nostri sentimenti.

05/05/12

La metamorfosi idiota (XV)

di Cristina Taliento
(Rosa La Rouge, Henry de Toulouse-Lautrec, 1886-87 oil on canvas 28 x 18  Barnes Foundation, Pennsylvania)

"Ti devi calcolare prima la derivata" disse il fantasma del medico e l'adolescente annuì guardando il foglio.
"Quella è una composta. No, non così. Dammi". Prese la penna e iniziò a scrivere. "Stai capendo?"
"No"
"Che significa, no. Ci siamo esercitati prima su queste qui, santo ragazzo...". Ma Livia aprì la porta facendola sbattere contro il muro e l'Adolescente alzò la testa stringendo gli occhi per vedere meglio e capì da come si avvicinava allo scrittoio che non dormiva da giorni. Livia prese la calcolatrice e iniziò a premere più e più volte il tasto OFF con nervosismo fino a quando l'Adolescente non bloccò quelle mani con le sue.
Il fantasma aveva indicato severo il quaderno di matematica, ma lui si era voltato verso Livia ed aveva detto: " Ci sono metamorfosi che bruciano nel petto come una febbre squassante; tanto violente da stravolgere tutto in pochi attimi. Crollano quei leggeri muri dell'infanzia, s'incendia nel buio la tua ingenuità e la mattina dopo sei un essere nuovo, lo sconosciuto prodotto di te stesso". Nascose gli occhi che ad un tratto si erano arrossati per quel forte parlare.
"Oppure il cambiamento può essere così costante che non te ne accorgi nemmeno. Le giornate si allungano lentamente e lo fanno pochi secondi ogni giorno e non senti la differenza fino a quando non cambia tutto. Allora accade che un giorno di fine marzo aspetti che il sole tramonti presto come tutti gli altri pomeriggi d'inverno, ma nonostante l'ora quel sole è ancora lì, sfrontato e insolente tra le antenne delle case e tu rimani a fissarlo e ti chiedi cosa sia successo. E non ti domandi se d'ora in avanti la tua vita sarà migliore o peggiore. L'unico pensiero vive in quel raggio di sole che ti asciuga le lacrime e ti toglie il respiro ".