07/08/12

Storia di una bufera al largo dell'Adriatico

un racconto di Cristina Taliento



Salì sulla duna per il gusto di mettere i piedi nudi sul mondo. Poi si girò, quasi infastidita che si potesse trattar non del suo ego, ma del mare. Sopra la sua spalla correva dappertutto un immenso cielo verde e azzuro tanto grande ch'ella si meravigliò della straordinaria capienza della vista, dei suoi occhi. I cristalli brillavano da lontano come piccoli pesci fluorescenti e dall'acqua si stendeva in alto il cielo: era così che aveva immaginato da sempre l'ossigeno. E allora fu come se il tempo si fosse bloccato, il grande interruttore dell'umanità spento, il volume abbassato al minimo. Le voci dei bambini si disgregarono allontandosi come veli di nebbia dissipati dal vento e le linee ispide, gli angoli acuti prodotti dalle musiche della spiaggia divennero cerchi e semicerchi che, rallentata la loro velocità, scivolarono muti nel mare. Anna sentì la fissità di quell'attimo pesarle sulle braccia e sulle caviglie; vide le domande dei suoi sedici anni evaporare dalla sua testa e volare via nell'aria intorno. Aveva quelle sembianze l' Esistenza? Era un fluido nel quale spazio e tempo si annullavano e a sfiorarlo con la mano si poteva quasi sentirne il movimento. E che odore aveva l'Esistenza? Era come la luce, tanti colori e nemmeno uno, tanti odori e poi l'assenza di tutto.
Si poteva toccare l'Esistenza? Non si poteva pensare di farlo, no, era una cosa che non si poteva fare. Le sue domande presero a formare minuscoli spostamenti d'aria. Divennero foglie d'autunno turbinanti oppure spiriti di fantasmi che le ballavano intorno. Si addensarono in nembi via via più ombrosi. Di che colore era il Tempo? Un colore strano, sul grigio. Ecco, come il colore di quelle nubi laggiù. E il colore dei Ricordi? Come il colore...non lo so, come il colore del Tempo o quello della tristezza. Sei triste? Io... Anna trasalì. Un fulmine aveva infilzato il mare e questo, come un animale ferito ora si divincolava dagli sguardi fiammanti delle aquile in volo. Riesci a sentire quello che hai dentro? Le aquile, pensò, mi fanno paura. Non smetterei di guardarle, ma le odio più di qualunque altra cosa.

2 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Meraviglioso. Sembrava di essere lì, a respirare non solo i colori e gli odori, ma anche i pensieri.
Ciao carissima!

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Ciao! Il prossimo fantascienzaaaaaaaaaaaaaa!!