10/11/11

Il riposo dei cavalieri stanchi

di Cristina Taliento



(Lezione di anatomia del dottor Tulp, Rembrandt, 1632, oil on canvas, 169 x 216 cm, Mauritshuis, L'Aia)



Il re venne sepolto sulla roccia più alta; le navi sarebbero passate silenziose nella nebbia ed i marinai avrebbero guardato muti quella bandiera agitarsi nel vento e all'improvviso si sarebbero accorti che il periodo migliore della loro vita era finito, il tempo glorioso del furor era terminato. I cavalieri stanchi lo pensavano mentre si coprivano il capo con gli ampi cappucci e trascinavano i loro ricordi verso la via del ritorno. Egli aveva detto: "E non vergognatevi mai se vi diranno che esagerate nello studio, che siete troppo competitivi e affamati di scienza perché verranno tempi in cui vi guarderete allo specchio e non vedrete che limiti e allora desidererete di aver letto il doppio di quanto non abbiate mai fatto, penserete con rimpianto al tempo passato accusandovi di aver oziato troppo, vi tormenterete all'idea di non aver preteso abbastanza. Ma se pure non riposerete scegliendo di interrogare la vostra ragione nel buio delle vostre stanze, rimarrete, ahimè, come bambini che rincorrono eternamente il loro cappello di paglia sulla riva del mare. Le primavere invecchieranno sui libri aperti e sulle vostre facce, vi batterà forte il cuore al pensiero di non ricordare nulla. Verranno dubbi lievi che vi faranno riflettere, ma che alla fine riuscirete a sciogliere conversando tra di voi, ricordando il nome di qualche illustre filosofo. Tuttavia ci saranno delle intuizioni oscure, dei malvagi sentori di debolezza per i quali ogni cosa imparata, in un solo attimo, può andare smarrita, ogni convinzione, distrutta. Qualcuno cercherà Dio, altri si chiuderanno nella cieca fiducia della scienza. Gli uni e gli altri avranno creduto. Eppure, cavalieri, non smettete di cercare, di andare per i boschi, di bere dalle sorgenti di acqua pura, di nuotare lì dove gli oceani finiscono ed iniziano gli amori, di guardare il lavoro del fabbro, quello del filatore. Perseverate nell'errore della vostra ricerca invece di sedervi afflitti sui sassi e non ponetevi nessun fine, nessun traguardo. Siate cercatori disillusi, siate bambini che mai afferreranno quel cappello, ma che pur ridono mentre corrono e mai si danno per vinti, mai credono di averlo preso".

2 commenti:

Baol ha detto...

Ottimo discorso di commiato :)

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

si... di uno che parla troppo...