24/07/11

Di quando sparai H. Caulfield

di Cristina Taliento


Durante uno dei pomeriggi della mia lunga Convalescenza trascorsi a sentire la tramontana sulla lingua, Holden Caulfield venne a chiedermi che fine avessi fatto. Trascinò una sedia accanto alla mia e lì si sedette al contrario appoggiando i gomiti sullo schienale.

"Non vieni più in biblioteca, non è vero? L'ho sentito dire ad alcuni personaggi dei russi"

"I russi..." sospirai guardando avanti, oltre la veranda.

"Sbruffoni dei russi! Tolstoj, Checov... che razza di scrittori, dico io. Salinger li ha battuti tutti, accidenti. Li ha battuti tutti, sul nome di mia madre- frugò nella tasca della giacca e prese un pacco di fiammiferi con una sigaretta-ah, e quindi perchè non vieni più, che ti è successo?"

"Non posso leggere adesso. Non è previsto nella Cura. Anzi, tutt'al più me l'hanno, vietat... ehi, ma per una volta, puoi non fumarmi in faccia, che diavolo?" gracchiai tossendo ad occhi chiusi.

"Scusami tanto- disse mentre tirava un'altra boccata di fumo- e di che si tratta? Voglio dire, che roba è questa Cura?". Intrecciai le mani sulla pancia:"Una faccenda piuttosto seria, non c'è che dire". Alzò le sopracciglia e piegò i lati della bocca verso il basso in una smorfia teatrale.

"Lo scopo è portare l'individuo alla realtà, dopo che la fantasia gli ha corrotto il cervello, così ha detto il medico". Conclusi e mi strofinai il naso. Holden Caulfield rimase a fissarmi accigliato mentre io aprivo e chiudevo i palmi delle mani come per ammirarli disinvolta.

"E cosa fanno?-esclamò- Te lo dico io cosa fanno! Ti agganciano delle corde alle caviglie e ti tengono attaccata al suolo come uno di quegli stupidi palloncini di elio e tu la smetti di volare e finisci per abbandonarti verso il suolo. Scommetto che non potrei nemmeno venire a farti visita" esclamò con un tono schifato.

"Infatti non potresti- dissi ed aggiunsi- vedi, tu, Holden, non esisti, sei soltanto un prodotto dell'immaginazione di uno scrittore morto e sepolto due anni fa. Io esisto, ma tu, senza offesa, no".

"E questo chi te l'ha messo in testa, vigliacca. Mi compiaccio per il fatto di non esistere. Mi compiaccio per l'essere diverso da te, femminuccia rompiscatole". Lo interruppi con aria meravigliata: "Dio, Gesù... quanto sei infantile, Holden. La fantasia non esiste e se pur in qualche modo compare, è giusto che si curi. Cosa credi di affermare con questo atteggiamento?". Lui si infilò il cappello da cacciatore e si girò la visiera dietro la nuca. Si era arrabbiato. Poi alzò la testa.

"Vergognati-disse-parli come tutti gli adulti più schifi di questo mondo. Parli come il vecchio Spencer".

"Vivaddio, woooh! L'hai detto, finalmente! Bravo, sto invecchiando. Ho già diciotto anni e assomiglio a tutti quelli che vai criticando dal 1951. Stupido idiota."

"Ho detto per il modo di parlare, non permetterti a cambiarmi le dannate parole". Si accese una sigaretta con il fiammifero e rimanemmo in silenzio mentre due gabbiani volavano vicini nel cielo.

Ad un tratto si alzò gettando a terra la sedia e mi guardò con disprezzo. "La verità è che non hai la forza di prendere per la corna questa tua grande fantasia perchè hai paura di rimanerci secca, di rimanere al buio. E allora chiami Convalescenze le grandi evasioni, chiami Cure le più grandi ritrattazioni verso te stessa. Il fatto è che non sai come uscire dalla mediocrità- disse guardandomi mentre avevo smesso di respirare e stringevo i pugni- non sai come fare a liberarti da questo stato dove sei a metà tra la mancanza di talento e la genialità. Sei al di sotto, cara, e questo ti da alla testa e ti fa piagnucolare. Allora preferiresti mandare all'aria il pensiero, l'analisi del sentimento e la scrittura pur di non confrontarti più con i tuoi limiti. Non è così?" mi chiese. Vedevo il suo sorriso invaso di luce e la sua testa spettinata che copriva il sole. Mi venne all'improvviso la voglia di colpirlo. Mi vidi mentre mi alzavo piano con il controllo di un vecchio e mentre lui rilassava le spalle io, bang, un grosso pugno nella pancia. Mi vedevo afferrarlo per il collo della camicia e lui con un rivolo di sangue al lato della bocca mi guardava con aria di sfida ed io, bang, un altro gigantesco pugno sul naso. Poi mentre me ne andavo ecco che lui mi assaliva alle spalle con una snocchettata sulla nuca. Io mi giravo lentamente e afferravo la pistola che tenevo nei jeans e la puntavo con le braccia tese sul suo cuore fantasma. Lui supplicava e implorava ed io:" Chiedi scusa, chiedi scusa!". Supplicava ed implorava, ma niente scuse. Allora lo sparavo.

"Che c'è?- fece Holden Caulfield mentre io lo immaginavo morto- Te ne vai già per pensieri e sentieri fantastici? La mia predichella ha colpito il segno, vedo" ripetè mentre se ne andava con la giacca sulle spalle ed io mi massaggiavo le caviglie dove, evidenti, spuntavano i segni delle corde il cui scopo era quello di riportarmi alla ragione, sulla terra degli stolti.

3 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Certo la fantasia non ti manca! E la sai cavalcare da amazzone provetta.

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

però con la maglietta addosso!! ahahahahahahha
ahhahahahahahahhahah

Felinità ha detto...

Ma è bellissimo questo dialogare con i personaggi ....... sei molto brava ffffffffrrrrrrrrrrr