23/08/10

Sulla morte, sulla vita

di Cristina Taliento

La morte di una persona cara è una cosa strana. E' come quando stai per addormentarti ed hai quasi abbandonato le percezioni del tuo corpo. All'improvviso, ti sale per la schiena un brivido o uno scossone che assomiglia ad una specie di salto nel vuoto. Come una vertigine nel buio. Come una sensazione di cadere e non atterrare. Ma la cosa davvero curiosa è che, quando accade, ti stringi al cuscino o al lenzuolo, come per tenerti aggrappato con tutte le forze a qualcosa che non ti abbandonerà. Credo che, dopotutto, sia lo stesso istinto di attaccamento alla vita.
Ogni volta che mi trovavo ad un funerale, ogni volta che mi trovavo a ripetere la triste parola- condoglianze- ed incrociavo le lacrime e il dolore, ogni volta che il vento danzava nei capelli e nelle giacche dei conoscenti vestiti a nero, sentivo che niente mi poteva spiegare la vita più della morte. In quegli addii ho sempre visto la vita, l'ho vista in faccia, con tutta la sua austerità.
E non era tanto perché io restavo e continuavo a vivere, ma perché nella morte trovavo il vero senso della vita. Quello più puro.
E mentre camminavo con la mani intrecciate, seguendo il lento corteo funebre, mi capitava di pensare all'uomo spogliato da tutte le sue certezze, da tutti i suoi numerevoli orgogli. Mi distaccavo dall'uomo e lo commiseravo, ma non lo facevo per gioco o per rimprovero. Vedevo in quelle sagome piegate sulla bara, in quella fragilità umana, tutta la leggerezza della realtà. E quasi piangevo nel vedere l'uomo che affogava nel dubbio e nella rassegnazione al dubbio.
Pensavo ai treni, anche. Mi ricordavo che, quando ero piccola, ne avevo paura perché andavano in posti che non potevo immaginare. Crescendo, quei treni iniziavano a piacermi. Mi piaceva che qualcosa si allontanasse, mentre qualcos'altro restava. Pensavo di saltarci su. Guardavo un ragazzo e una ragazza dirsi addio e il mondo mi sembrava grande, infinito. La separazione di due corpi comporta l'origine di due mete. Se il ragazzo restava in stazione, l'altra partiva, si allontanava verso un nuovo posto. Verso nuovi spazi, nuove storie.
E quel pensiero lo rinnegavo e poi ritornavo a cercarlo, ma finiva che me ne dimenticavo. Più passava del tempo dall'ultimo funerale e meno sentivo di possedere il senso della vita.

10 commenti:

stealthisnick ha detto...

We're taking the train

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

non me la apre!!! Incolla il testo, per favore!!

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

no, spetta, ora vado da mia zia e me lo apre. Dannato di un internet bloccato. Neanche l'asilo... mi bloccano alcuni siti, bello no??

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

sei forte Nick, sei forte

Anselmo ha detto...

Tristissimi i funerali, ma te sei riuscita a tirarci fuori un pensiero positivo, di vita. Coi treni provavo una sensazione simile, da piccolo!

Itsas ha detto...

fa male
fa veramente male
quando muore una persona cara
soprattutto se è una cosa improvvisa
all'inizio non ci credi
non sai che fare
cominci a camminare come un pazzo
poi capisci e viene il dolore forte, che non puoi fermare

il treno non mi piace
non mi piace il forte odore di motori, di lubrificanti, di metalli che si strofinano

stealthisnick ha detto...

ah quindi era un post sulla vita e sulla morte
io pensavo che fosse un post sui treni


chi sarebbe nick?

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

Nick sei tu per il Ballo dei Flamenchi
sempre che non ti dispiaccia, s'intende!

stealthisnick ha detto...

non mi entusiasma ma mi accontento

Il Ballo dei Flamenchi ha detto...

grazie amico